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Ricerche vocali e non solo: a cosa stanno lavorando i big del web

Ultimo aggiornamento 27 Dicembre 2019

Non dirò mai il perchè io sappia queste cose e non per lasciare un alone di mistero che sempre piace particolarmente in questo settore. Non lo dirò perchè non posso, ma fidatevi.

Queste sono, più o meno, le cose alla quali stanno lavorando i big del web al fine di rendere l’esperienza di ricerca vocale il più soddisfacente possibile.

Smart home device per anziani: migliorare i risultati delle ricerche vocali

Il fatto di usare la ricerca vocale non è qualcosa che riguarda solo i giovani, anzi. Le persone anziane possono trarre giovamento da questo tipo di ricerca per svariati motivi.

E questo lo sanno bene Google (Home), Facebook (Alexa) e compagnia varia. Allora è su questo specifico aspetto che l’analisi delle ricerche vocali espressamente dedicate agli over 65 si sta concentrando e si concentrerà sempre di più.
In Italia il terreno è piuttosto fertile, visto che è un paese essenzialmente fatto di anziani.

Non solo anziani, anche minori

Sempre in merito alle ricerche vocali ci sono test e analisi dedicati espressamente a capire come migliorare l’interazione con chi, invece, è al disotto di 18 anni. Ragazzini in pratica.

Che poi sono quelli che nascono, come si dice, “già imparati”.

Ricerche vocali sui Social

Non c’è solo la search: l’interesse è capire come vengono usati i device mobili per interagire, a voce, con i propri Social, ad esempio Facebook.

Anche in questo caso si tratta di insegnare all’algoritmo di intelligenza artificiale determinate cose da fare e da non fare.

E a proposito di Social, sebbene non abbia a che fare con la ricerca vocale, c’è anche un certo interesse a capire quale sia l’importanza di una parola o frase all’interno di un post pubblicato, ad esempio, in Facebook.

Chatbot e voci sintetiche

I big del web (e non solo) sanno che tanto più “sintetica” appare una voce di una macchina che risponde alle nostre domande e tanto più avremo la sensazione di parlare con una macchina (ma dai!).

E sanno che tanto più una chatbot risponderà da robot, tanto più avremo l’impressione di comunicare con un robot (ma dai!)

Detto questo: si stanno impegnando a capire come rendere più umani possibili questi strumenti. Auguriamoci che abbiano almeno insegnanti umani.