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I pilastri della SEO post-AI

Negli ultimi anni, Google ha rivoluzionato il modo in cui classifica i contenuti, passando da un approccio puramente testuale a un sistema complesso, capace di valutare centinaia di fattori.
Per un’azienda che vuole posizionarsi in modo stabile e competitivo, questo significa che non basta ottimizzare una pagina: serve un lavoro strategico e tecnico.

Ho analizzato tutti gli aggiornamenti ufficiali di Google Search dal 2020 ad oggi.
Il risultato è una chiara mappa di “dove sta andando Google” e quindi su cosa investire per ottenere visibilità e conversioni nel medio-lungo periodo.

Se l’infrastruttura tecnica è solida (codice, sviluppo e server non ostacolano l’archiviazione delle pagine), questi sono i 6 pilastri da cui partire e che emergono come “costanti” proprio dall’analisi di quella pagina che ho indicato sopra:

1) Dati strutturati: il linguaggio che Google capisce meglio

Il markup non è un optional ed oggi è sempre più granulare e verticale: prodotti, eventi, politiche di reso, loyalty program, varianti, video, 3DModel, metadati immagini. Un’implementazione corretta permette di attivare rich results e migliorare la comprensione dei contenuti, anche da parte dei sistemi AI di Google.

2) Content-agnostic ranking: Google guarda oltre il testo

Google può posizionare in alto pagine non solo per la qualità del testo, ma anche in base a:

In altre parole, qui il content non scompare, ma non è più l’unico driver di ranking.

  • reputazione e autorevolezza del dominio/brand (E-E-A-T)
  • segnali di comportamento utente (CTR, dwell time, engagement)
  • contesto della query (personalizzazione, geolocalizzazione, cronologia)
  • esperienze precedenti sulla SERP (CTR di snippet particolari, session success)
  • conformità tecnica e markup corretti
  • esperienza d’uso post-click (velocità, task completion, usabilità).

A tal proposito leggi:

3) Policy anti-spam e reputazionali: la conformità è strategica

Google ha introdotto regole sempre più severe contro lo “scaled content abuse”, il “site reputation abuse” e la pubblicazione di contenuti manipolativi. Un importante errore reputazionale o una violazione tecnica possono compromettere la visibilità di un intero dominio.

4) AI e segnali AI-driven: il futuro della SEO

L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui Google interpreta e presenta i contenuti e questo – oramai – ci è chiaro.

Esempi concreti?

  • Controlli per training AI (Google-Extended)
  • Nuovi crawler come Google-CloudVertexBot
  • AI Overviews che scelgono chi citare in base a autorevolezza e pertinenza

In scenari AI-driven, E-E-A-T e brand diventano fattori determinanti per essere presenti nelle risposte generative.

Leggi anche:

5) Multimodalità legata all’intento di query

Google non mostra sempre testo: può preferire immagini AVIF, video, modelli 3D o combinazioni di formati, a seconda dell’intento di ricerca.

6) Focus sul prodotto, non sulle parole chiave

E questo già da tempo…se possibile, adesso ancora di più. Infatti la SEO moderna non è inserire keyword, ma valorizzare un prodotto digitale di valore: deve soddisfare l’intento di ricerca in modo completo, autorevole e immediatamente fruibile.

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